Quando il Pontefice sceglie le quattro ruote

papamobile

Dal trono papale alla “poltrona mobile”, il passaggio non è stato solo simbolico. La Papamobile, il veicolo ufficiale del Papa, è diventata negli anni uno dei mezzi più riconoscibili al mondo, evolvendosi da carrozza a simbolo di tecnologia, sicurezza, comunicazione… e visione personale di ogni Pontefice.

🚗 Dalla carrozza all’automobile: le origini

I Papi iniziarono a muoversi in carrozza, trainati da cavalli, con grande solennità. Ma già nel 1929, con gli accordi del Laterano, Pio XI ricevette una Graham-Paige 837, entrando nell’era a motore. Pochi anni dopo, la Mercedes-Benz donò al Vaticano una Nürburg 460: cominciava così una storica collaborazione con la casa tedesca.

🛻 Gli anni d’oro delle Mercedes papali

Negli anni ’60 e ’70, Mercedes divenne sinonimo di eleganza e affidabilità per i viaggi papali. Spicca la Mercedes 600 Pullman Landaulet usata da Paolo VI: lunga oltre 6 metri, con tetto apribile e blindatura leggera, era un vero salotto viaggiante.

Curiosità: questo modello fu usato anche da capi di Stato come Tito e Gheddafi — ma la versione papale aveva un sedile centrale rialzato per rendere il Papa visibile tra la folla.

🔒 Dopo l’attentato: la blindatura è d’obbligo

Dopo il drammatico attentato del 1981 a Giovanni Paolo II, la sicurezza divenne una priorità. Nacque la famosa Mercedes-Benz G230 Papamobile, con struttura blindata, cupola trasparente e visibilità a 360°. Iconica, ma anche divisiva: Giovanni Paolo II non rinunciò mai a scendere per toccare e benedire i fedeli, anche a costo di rischi.

Mercedes G230 Papamobile Giovanni Paolo II

🌍 I Papi e le loro papamobili preferite

Benedetto XVI

Elegante e riflessivo, amava il confort e la sobrietà. La sua preferita fu una Mercedes Classe M con cupola in vetro, ma usava spesso anche una Ford Focus per muoversi all’interno delle mura vaticane.

Papa Francesco (1936 – 2025)

La sua visione ha lasciato un segno indelebile nella storia della Chiesa e… delle papamobili.

Semplicità rivoluzionaria: rifiutò la blindatura perché, come disse: “Come faccio a benedire la gente se non la vedo e non posso toccarla?” Utilizzò vetture accessibili e umili: Fiat Panda, Jeep Wrangler, Hyundai Santa Fe, Dacia Duster, e durante un viaggio in Corea, perfino una Kia Soul nera.

Papa Francesco Kia Soul Corea

Simbolo di umanità e prossimità: scelse mezzi popolari per non creare distanza. A Rio de Janeiro usò una Fiat Idea del 2010, senza vetri antiproiettile. La sua idea era chiara: il Papa doveva stare tra la gente, non sopra di essa.

Un gesto politico e spirituale: Francesco ha trasformato la papamobile in un mezzo di dialogo. Rifiutava l’immagine regale o blindata, perché credeva in una Chiesa che cammina accanto all’uomo, non davanti.

Aneddoto: nel 2015, un cardinale gli propose un modello più sicuro. Risposta secca: “Il Signore mi protegge. E se non lo fa, pazienza.”

⚙️ Marchi, doni e personalizzazioni

Molti veicoli sono stati donati dalle case automobilistiche come gesto di stima e visibilità. Oltre a Mercedes, anche Land Rover, Toyota, Isuzu, Dacia, Kia e Fiat hanno lasciato il loro segno. Il Vaticano li personalizza con sedili rialzati, scalette interne, microfoni e, talvolta, stemmi papali sulle portiere.

🏁 E oggi?

Nel garage vaticano ci sono oltre 20 veicoli storici. Alcuni sono conservati nei Musei Vaticani, altri vengono adattati per occasioni specifiche. Oggi, con la scomparsa di Papa Francesco, si chiude un capitolo unico, fatto di scelte coraggiose e coerenti. Un Papa che ha voluto evangelizzare anche… attraverso le ruote.

✨ Conclusione

Le papamobili non sono solo veicoli: sono riflessi mobili della spiritualità di ogni Papa. Da troni su ruote a mezzi popolari, da vetrine blindate a gesti di apertura, hanno raccontato al mondo cosa significasse essere Pontefice in ogni epoca.

Papa Francesco ha scelto la strada della sobrietà, umanità e prossimità, lasciandoci una lezione che viaggia ancora oggi: non c’è vetro che possa separare davvero un cuore che vuole stare accanto al popolo.


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